“La teoria della conoscenza”, stabilisce quali cose si possono conoscere, come, e quanto. Ovvero come da un insieme di dati, estrapolare un concetto che possa essere confrontato con altri dati e altre teorie.
Il termine filosofico è “gnoseologia” e detta così sembra una cosa piuttosto complicata. Eppure tutti noi, tutti i giorni, ne facciamo abbondante uso essendo, a conti fatti, l’uso della conoscenza una delle poche, imprescindibili, attività umane.
Un esempio minimo di “teoria della conoscenza” è la consapevolezza che ognuno di noi ha e gestisce attorno al proprio nome: da un insieme di dati (le nostre esperienze, i nostri genitori/tutori, documenti ufficiali…) ne estraiamo un concetto (il nostro nome) che poi utilizziamo in altro modo.
_In che modo il nostro nome corrisponde alla nostra persona? _
Immaginiamo questa usuale situazione:
- Alfredo! Quanto tempo!
- Guardi, mi sta scambiando per un altro, io mi chiamo Andrea.
Significa che alla nostra teoria della conoscenza viene aggiunto un ulteriore dato. Ciò che era stato il dato “Andrea” per anni è diventato “Alfredo” per una istanza. Perché Andrea decide di rifiutare il nuovo “dato” Alfredo, scegliendo di interpretare l’avvenimento come un banale scambio?
- Ad esempio, lo può fare su base _realista: _io sono Andrea, ovvero esiste nel mondo una entità che risponde al nome di Andrea, ed io corrispondo a quella entità.
- Su base idealista: io penso di essere Andrea, ovvero convenzionalmente io rispondo al nome di Andrea.
- Oppure probabilista: è molto più probabile che il mare di dati che ho a proposito di una correlazione diretta fra Me e Andrea piuttosto che di una eventuale fra Me ed Alfredo.
E ci sono altre spiegazioni e sfumature. Vediamo quindi, dietro a un semplice fatto mondano che invoca una immediata risposta, il delinearsi di una teoria della conoscenza che coinvolge concetti filosofici piuttosto profondi.
Ammettiamo questo meno usuale dialogo:
- Alfredo! Quanto tempo!
- Mi spiace, si sbaglia. Io mi chiamo Andrea…
- Invece tu ti chiami, e ti sei sempre chiamato, Alfredo Gambastorta.
- Si sbaglia, saprò pure il mio nome!
- Io ti sto chiamando in modo diverso, questo è un dato ineluttabile, quindi evidentemente no!
- Guardi, possiamo telefonare a mia mamma…
- Mente.
- Ma come fa a mentire mia mamma?
- Tua mamma non ha mai mentito in vita sua?
- Beh… qualche volta magari…
- Allora può mentire anche su questo!
- Non mi pare possibile proprio su questo…
- Come no? Te lo sto dicendo io! Sta a te chiarire come mai tua madre menta proprio sul tuo nome.
- Vabbeh comunque non posso essermi sempre chiamato “Alfredo Gambastorta”! Pensi che mi ricordo molto bene l’appello delle superiori: “Gerli, Idini, Lazzati…”
- Evidentemente ti sono stati impiantati dei falsi ricordi.
- Ho un certificato di nascita che registra chiaramente “Andrea Idini”, e una carta d’identità con la mia foto.
- Non è tuo, oppure anche quello è falso. Tu ti chiami Alfredo Gambastorta quindi quelli non possono essere i tuoi documenti, ti pare?
Ora, mi chiamo Alfredo o Andrea? Solo perché ho un nuovo dato (una persona mi sta insistentemente chiamando Alfredo!) dovrei buttare a mare tutto il resto della mia storia personale e i dati ad essa relativa, oppure prendere per pazzo o burlone chi insiste in questo modo? E perché?
La prima posizione non è escludibile a priori come sembra, filosoficamente si chiama Scetticismo Radicale.
Tuttavia la teoria della conoscenza fornita dallo scetticismo è traballante ad essere generosi: dato che il punto fondamentale è che nulla può essere conosciuto la gnoseologia di uno scettico è praticamente che la gnoseologia non esiste).
Per la maggioranza delle correnti filosofiche, e delle persone, una persona per strada che ti chiama Alfredo, non rende di te un Alfredo. Ma quando tante persone iniziano a chiamarti in modo diverso, magari per un errore, magari per l’utilizzo di uno pseudonimo possiamo ancora dire che siano dei pazzi o possiamo iniziare a considerare che lo pseudonimo sia parte del nostro nome tanto quanto il nome proprio? E quante persone servono? E come questo cambio dipende dalla circostanza?
Ogni teoria della conoscenza si scontra contro le stesse domande esemplificate in questo semplice caso. Nella scienza il rapporto fra dati sperimentali e teorie è lo stesso che fra persone e nomi: un singolo dato sperimentale, non rende teorie validissime e certificate da molti altri dati, di colpo sbagliate.
Un dato, per portare a una rivoluzione scientifica, va rimpinguato per formare una consistente descrizione di dove e come la teoria corrente si scolla con la realtà e i nuovi dati a disposizione, e come mai tale scollamento non è stato osservato prima.
Oppure potrebbe non essere affatto un dato da giustificare ma un passante un po' burlone!